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ROMANZO POPOLARE Film con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggio
  Stampa questa scheda Data della recensione: 23 ottobre 1975
 
di Mario Monicelli, con Ugo Tognazzi, Ornella Muti, Michele Placido, Alvaro Vitali (Italia, 1974)

La commedia all'italiana sta bene, grazie. Dopo Scola, Risi, Fondato, Monicelli conferma che si può far ridere senza doversene vergognare. Monicelli, nei suoi momenti migliori (I SOLITI IGNOTI, I COMPAGNI, L'ARMATA BRANCALEONE) è stato un maestro della risata: un mezzo usato per raggiungere lo spettacolo, per poter parlare a molta gente, ma anche per dire qualcosa. Tognazzi è stato utilizzato raramente in mondo cosi giusto, come in questo ROMANZO POPOLARE: il suo personaggio non è soltanto divertente. E' anche ben radicato nella realtà contemporanea italiana. In ogni risvolto del suo carattere, tra le pieghe di una situazione meno paradossale di quello che potrebbe apparire a prima vista, lo spettatore ritrova gli echi di un'esperienza quotidiana, intelligentemente riproposta dietro il paravento della comicità.


Nel film di Monicelli, più che in quelli recenti dei registi che abbiamo nominato, sono ancora presenti le scorie di quella strizzatina d'occhio che si vuole complice nei confronti della platea, pretesto avvilente per far soldi. Certi episodi, come quello del letto che sbatte contro il muro, disturbando i vicini, quando i due fanno l'amore, certi giochi di parole a base di pirla, non sono usati per definire un personaggio, ma per accattivarsi la simpatia del pubblico senza grossi sforzi.


Nella volontà però di inserire il racconto in una prospettiva reale, di rompere con il “romanzo popolare” per mostrare invece la realtà contemporanea, in contrapposizione a certi luoghi comuni fumettistici, nella coerenza del racconto, nell'intelligenza graffiante di molte battute dei personaggi, si può riconoscere al film di Monicelli quello sforzo di maggior approfondimento che lo accomuna alle opere più recenti del cinema brillante italiano.


Di cinema commerciale, certo, si tratta. Ma proprio perché tale, per il suo straordinario potere di arrivare con il discorso ad un numero grandissimo di persone, sottovalutare dei film come questo sarebbe prova di presunzione. Se ci guardiamo attorno è ancora a questo cinema italiano che dobbiamo riconoscere la maggior vitalità nel tentativo di raggiungere vasti auditori: non certo agli americani, ridotti al fenomeno Woody Allen o alla classe intramontabile del vecchio Billy Wilder. Non certo ai De Funès francesi, o all'agonizzante commedia inglese. Perché quindi snobbare questa corrente del cinema italiano, che di opera in opera dà prova di sempre maggior serietà e di minor faciloneria, che sempre di più è riconoscibile in un movimento organico e non privo di una sua propria coerenza ed attualità?


   Il film in Internet (Google)

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